È L’AMORE CHE HA CAMBIATO E CAMBIA LA STORIA (Gv 14,15-21)

Vangelo della Domenica VI di Pasqua

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Annunciando il suo ritorno al Padre, Gesù aveva richiesto ai discepoli, per vincere la tristezza, di credere in Dio e anche in lui. Per i discepoli, la partenza di Gesù, avrebbe coinciso con l’inizio del loro intenso impegno nell’annuncio del vangelo. Ma come realizzarlo senza Gesù? Questo li turba e li rattrista. Gesù cerca di far loro comprendere che la separazione non significa disunione, e offre loro un mezzo formidabile: la preghiera. Essa darà loro la capacità di continuare ad agire come Gesù, il Maestro. La preghiera vera porta a vivere in stretta unione con Gesù e il vero discepolo è colui che continua l’opera di Gesù per la salvezza di tutti gli uomini, una salvezza che si concretizza nell’amore sino alla fine. È l’amore che ha cambiato e cambia la storia.

“Se mi amate”: tutto comincia da una parola carica di delicatezza e di rispetto. Gesù vuole entrare nel nostro cuore, nel luogo più importante e intimo , nel vero santuario della nostra vita. E lo fa con estrema delicatezza: “se”. Possiamo accogliere o rifiutare, in piena libertà. Quando amiamo, tutte le azioni si caricano di gioiosa forza, di calore nuovo, di intensità inattesa. Lavori con slancio, con facilità, come il fiorire di un fiore spontaneo. Ma, se lo amiamo, saremo trasformati in un’altra persona: diventeremo come Gesù.

Per la prima volta, Gesù chiede esplicitamente di essere amato. Si fa mendicante di amore, rispettoso della nostra libertà, attendendo con speranza il nostro “sì”. Gesù cerca spazi nel nostro cuore, spazi di trasformazione: se lo amiamo, diventiamo come Lui.

Osservate i miei comandamenti”. Amare Gesù è pericoloso. Se lo amiamo, lo prendiamo come misura del nostro vivere: diventiamo come lui. La nostra vita sarà trasformata: avrà il sapore della libertà, della pace, del perdono. Delle relazioni buone, della bellezza del vivere.

“Miei” comandamenti. I suoi comandamenti riassumono tutta la vita di Gesù, condensata in un unico comandamento: “amatevi come io vi ho amato”. Non dobbiamo tanto preoccuparci di amare Dio, ma di amare gli altri come ama Dio. Il riferimento è alla persona di Gesù e alla parola che Lui ci ha lasciato, che esprime la sua volontà. Amiamo Dio se siamo disponibili a far sì che la nostra vita sia conforme a ciò che vuole Dio. Il suo amore che ci raggiunge deve diffondersi, espandersi come amore per gli altri; e tutto questo lo viviamo nella gioia di vivere dell’amore di Dio padre, come Gesù.

“Non vi lascerò orfani”. Non lo siamo ora e non lo saremo mai: Gesù non ci abbandona e non si separa da noi. Questa presenza di Gesù non è da conquistare o da raggiungere, non è lontana. Ci è donata e non verrà mai meno. Noi siamo già in Dio, come un bimbo nel grembo di sua madre. Il bimbo non può vederla, ma ha mille segni della sua presenza, che lo avvolge, lo scalda, lo nutre, lo culla. L’amore vero è la passione di rimanere uniti alla persona amata.

Non dimentichiamo che è Dio che per primo cerca casa in noi; a noi spetta di lasciarci amare: e questo è facile e bello. Da lì nasce la passione di fare ciò che fa Dio (comandamenti), di respirare a fondo la vita di Dio, in modo da assomigliare sempre più a Dio, con la passione di agire con Lui nella storia, di essere le sue mani, un frammento del suo cuore. Gesù è venuto per farci vivere, “perché abbiano la vita in abbondanza” (Gv 10,10). La sua è anche la nostra missione: essere tutti nella vita, datori di vita.

Sappiamo vivere come Gesù, in modo che le persone vedendoci, non possano sbagliare, vedendo la presenza di Gesù e l’amore di Dio Padre? Gesù si perde dietro la pecora smarrita, dietro ai pubblicani, le prostitute… ama per primo, ama in perdita, ama senza aspettare di essere ricambiato…

 Il Padre ci manderà lo Spirito Santo (“Paraclito”): un difensore, sostenitore… Difensore della causa di Gesù: sarà accanto ai discepoli nella loro missione di essere testimoni della verità. Continuerà l’opera di Gesù: rivelatore del Padre e del suo progetto di salvezza. Sarà presente nell’urto che l’annuncio del Vangelo creerà con il mondo, scatenando una forte ostilità. Il mondo che non può accogliere lo Spirito, né riconoscere la sua presenza. 

Gesù assicura che, pur assente fisicamente, non li abbandonerà. La presenza dello Spirito santo, dono del Padre e insieme suo, non li farà sentire orfani. Ci sarà una nuova “esperienza” di Gesù, che il mondo non conoscerà e che invece i discepoli vivranno, fino a vederlo con gli occhi della fede e dell’amore, con gli occhi del cuore. Gesù sarà il vivente, e i discepoli che vivono della sua stessa vita avranno questa conoscenza di Lui. È il veniente a noi, senza apparizioni, ma nella fede. Il segno della nostra accoglienza è quanto più vivremo una pienezza di vita di amore, quanto più questo flusso d’amore si trasformerà in amore verso gli altri, quanto più vivremo la gioia di un amore che sa donarsi a tutti.