DIO REGALA VITA A CHI PRODUCE AMORE – Mt 5,1-12a

Parrocchia di Fontane
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DIO REGALA VITA A CHI PRODUCE AMORE – Mt 5,1-12a
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Vangelo

Commento

Le beatitudini sono il cuore del messaggio di Gesù, del Vangelo. Il messaggio è rivolto a tutti. Dio si prende cura della gioia dell’uomo. Dio regala vita a chi produce amore. Se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità. C’è un Dio che si prende cura della nostra gioia, tracciandoci la strada.

Le beatitudini sono innanzitutto una proclamazione messianica, un annuncio che il Regno di Dio è arrivato. Il tempo dei poveri, degli affamati, dei perseguitati, degli inutili annunciato dai profeti, con Gesù è arrivato. Per i profeti le beatitudini erano al futuro, una speranza; per Gesù sono al presente: oggi i poveri sono beati, perché in loro già adesso Dio è presente; così sono più liberi, più pieni di speranza per il futuro. Questa buona notizia, Gesù la manifesta con il suo comportamento, verso i piccoli, i poveri, gli ammalati, i diseredati, i discreditati di ogni specie, a cominciare dai peccatori. Gesù annuncia che il Regno di Dio è arrivato per tutti: di fronte all’amore di Dio non ci sono i vicini e i lontani, non ci sono emarginati: anzi coloro che noi abbiamo emarginato, sono i primi.

Il modo di vivere di Gesù manifesta che già si sta realizzando il Regno di Dio, che è soprattutto salvezza per tutti gli uomini, a cominciare dai più infelici. Prima della proclamazione delle beatitudini, Matteo ci presenta in poche parole la vita di Gesù (4,23-24): lo circondavano ammalati di ogni genere, sofferenti, indemoniati, epilettici. Gesù ha cercato i poveri e li ha amati, preferiti. Sta qui il paradosso delle beatitudini: La vita di Gesù dimostra che i poveri sono beati, perché sono al centro del Regno, e perché sono essi, i poveri, i crocifissi, che costituiscono la storia della salvezza. Dio è dalla parte di chi piange, ma non dalla parte del dolore. Dio non ama il dolore, ma è con noi nel riflesso più profondo delle nostre lacrime, per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al nostro fianco, forza della nostra forza.

Quando vengono proclamate, le beatitudini sono affascinanti, ci sembrano possibili e persino belle, ma poi ci accorgiamo che per abitare la terra, questo modo aggressivo e duro che ci siamo scelti, è il manifesto più difficile e incredibile, stravolgente e contromano, che possiamo pensare. Le beatitudini accendono certo la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di non violenza, di sincerità, di solidarietà. Disegnano un mondo tutto diverso di essere uomini, amici del genere umano e al tempo stesso amici di Dio; che amano il cielo e custodiscono la terra, sedotti dall’eterno, eppure innamorati di questo tempo difficile e confuso: questi sono i santi. Non persone che hanno compiuto azioni speciali, ma i poveri e tutti quelli che l’ingiustizia del mondo condanna alla sofferenza. 

Il vangelo ci presenta nelle beatitudini la regola della santità. Si tratta di illuminare le vicende di tutti i giorni: fatiche, speranze, lacrime. Nell’elenco delle nove beatitudini ci siam tutti noi: poveri, piangenti, incompresi, quelli dagli occhi puri, che non contano niente agli occhi del mondo.

Ci soffermiamo ora sulla prima e l’ultima delle beatitudini. Le prime tre beatitudini (poveri, afflitti, affamati) formano un blocco unitario e l’ultima beatitudine costituisce una unità nettamente distinta.

Poveri in spirito: persone umili e modeste, dolci e pacifiche, pazienti nelle umiliazioni, ma anche vittime senza difesa di fronte agli oppressi e ai violenti, esposte ad ogni sorta di vessazioni e umiliazioni, impossibilitate ad ottenere giustizia. Queste persone sentono Dio come colui che ripara  torti, loro difensore e protettore. La loro speranza è solo in Dio che protegge il povero, è suo sostegno e rifugio. È soprattutto l’esperienza di coloro che si riconoscono peccatori. Persone incapaci di togliere se stessi dalla situazione miserabile in cui si trovano. Gesù annuncia che la sua missione è proprio quella di portare aiuto e fare uscire queste persone dalla loro miseria. (Significativi tutti gli incontri di Gesù con i peccatori, le parabole, i messaggi più significativi del Vangelo).

Ai peccatori è riconosciuto un privilegio proprio a motivo della loro condizione peccatrice. Per Dio Padre e per Gesù, il peccatore è l’oggetto di una preoccupazione tutta particolare proprio a motivo del suo smarrimento e della miseria spirituale in cui si trova. Il privilegio dei peccatori sta nel fatto che Gesù è stato inviato in modo speciale a loro, in quanto consentono a Dio di manifestare la sua sollecitudine per gli uomini. Egli vuole che non si perdano definitivamente, e assicura loro la salvezza e la felicità del Regno di Dio. La situazione privilegiata dei peccatori sta nella compassione misericordiosa che Dio ha verso di loro. Il Regno che Gesù inaugura è soprattutto tempo di grazia e perdono, un tempo di misericordia a favore dei peccatori.

Beati voi quando vi perseguiteranno… rallegratevi ed esultate. Si tratta dei discepoli di Gesù che avranno da soffrire per la loro fede in Cristo. Queste sofferenze procureranno loro una grande ricompensa nell’ultimo giorno. La felicità è legata alla fede dei discepoli, al loro soffrire per Cristo, una fede che dovrà essere capace di attraversare la prova della persecuzione, mantenendoli a qualunque costo, fedeli a Cristo.

Le beatitudini, mentre annunciano l’avvento del Regno di Dio e il modo di comportarsi, invitano ognuno di noi a seguire uno stile di vita che permetta di aver parte ai benefici del Regno. Quali disposizioni spirituali, ad esempio, avere per riconoscerci poveri e poter così vivere la gioia di aver parte dei benefici del Regno?Le beatitudini compongono nove tratti del volto di Cristo e di ciascuno di noi. Tra queste nove parole proclamate e scritte per me, devo individuare e realizzare quella che ha la forza di farmi più persona, quella che contiene la mia missione nel mondo e la mia felicità. Su di essa sono chiamato a fare il mio percorso, a partire da me, ma non per me, per un mondo che ha bisogno di esempi raccontabili, di storie del bene che contrastino le storie del male, di cuori liberi e puri che si occupino della felicità di qualcuno. Dio si occuperà della mia: “Beati voi