Vangelo
Commento
In ogni parabola siamo chiamati a cogliere il messaggio come l’evangelista Matteo che lo ha scritto, ce lo ha voluto trasmettere. La parabola vuole portarmi a riflettere su una realtà che è di Dio, non deve essere ridotta a puro insegnamento. Innanzitutto la parabola parte da una situazione concreta di vita in cui si trovavano le prime generazioni cristiane in mezzo alla persecuzione. Il ritardo della venuta finale di Gesù, era un vero e proprio trauma.
La parabola è costruita ad arte, partendo dalle parole i Gesù, per descrivere questa prolungata attesa della venuta gloriosa del Signore Gesù: è Lui il Messia, “Lo Sposo che tarda”, e il vero problema è come comportarsi in questa attesa. Come vigilare? Il messaggio è rivolto ai discepoli, chiamati a vivere da testimoni dentro gli eventi della storia. Il pericolo è la paura che porta a non sentirsi sicuri neanche nella propria comunità credente. Bisogna guardare ai fatti difficili della storia come l’inizio dei dolori del parto, perché sta per cominciare un mondo nuovo.
Il Regno è simile a dieci piccole luci nella notte, a queste coraggiose che si mettono per strada e osano sfidare il buio e il ritardo: hanno l’attesa nel cuore, perché aspettano qualcuno, uno sposo, un po’ d’amore dalla vita, lo splendore di un abbraccio in fondo alla notte. Ci credono. La parabola vuol mantenere viva la certezza del ritorno del Signore e suggerisce come comportarsi nel tempo dell’attesa.
Una parabola difficile, anche perché si chiude con un esito duro (“non vi conosco”), piena di incongruenze che sembrano voler oscurare l’atmosfera gioiosa di questa festa nuziale. Tutti i protagonisti della parabola fanno brutta figura: lo sposo con il suo ritardo esagerato che mette in crisi tutte le ragazze; le cinque stolte che non hanno pensato ad un po’ d’olio di riserva; le sagge che si rifiutano di condividere; quello che chiude la porta della casa in festa, contro tutte le usanze, in quanto tutto il paese partecipava all’evento delle nozze … Gesù usa tutte le incongruenze per provocare e rendere attento l’uditorio.
La nostra parabola parte ritraendo le usanze matrimoniali palestinesi: il giorno precedente le nozze, al tramonto, il fidanzato si recava con gli amici a casa della fidanzata, che lo attendeva insieme ad alcune amiche.
Il Regno è simile a dieci ragazze, armate solo di un po’ di luce, quasi niente, anche perché intorno è notte. Sono le damigelle d’onore della sposa. Gesù non spiega cosa sia l’olio delle lampade. Sappiamo che ha a che fare con la luce e con il fuoco. L’olio è qualcosa che deve essere acquistato a caro prezzo, con la fatica quotidiana e la laboriosità. La “donna forte” (Pr 31,18): “Non si spegne di notte la sua lampada”. Donna che si alza di buon mattino e va a dormire a sera tardi, pensa al bene del marito e dei figli e anche a quello dei poveri. L’olio conservato nella sua lampada è il concentrato di questa capacità sapienziale di gestire la vita.
Per l’evangelista Matteo ci sono persone sagge e stolte. Le sagge costruiscono la loro casa sulla roccia, con solide fondamenta: saggio è chi fa la volontà del Padre (Mt 7,21).
Vergini sagge sono le persone che riempiono le loro giornate di opere buone: fanno la volontà di Dio, amano come ama Dio, agiscono con la forza che Lui dona, comunicano vita agli altri. “Risplenda la vostra luce”…
Vergini stolte, sono quelle che hanno un vaso vuoto, una vita vuota. Mancano di olio, non sono luce. Non avevano preventivato “il ritardo dell’attesa”, un ritardo che si protrae oltre il solito. Pensano di trovare subito l’olio che manca, ma non è così facile. “Chiunque non mette in pratica le mie parole assomiglia ad un uomo stolto” (Mt 7,26). Per vivere, la comunità cristiana deve conservare con fatica la razione quotidiana di olio e non può permettersi di dimenticarla.
“Dateci del vostro olio … no…: risposta dura. Nel giudizio ognuno deve rispondere di sé. L’incontro con il Signore che tornerà, è sicuramente un incontro gioioso, ma richiede preparazione e costanza, equipaggiamento e intelligenza. E’ un richiamo alla responsabilità: un altro non può andare al mio posto, essere buono o onesto al posto mio, desiderare Dio per me. Se io non sono responsabile di me stesso, chi lo sarà per me? L’olio non può essere né prestato, né diviso. E’ impossibile avere in extremis l’olio necessario. L’incontro con il Signore va preparato prima. La furbizia di chi pensa di cavarsela all’ultimo momento non torna.
E’ inevitabile addormentarsi nell’attesa, come accade per tutte e dieci le vergini: quello che conta non è tanto cadere assopiti per la fatica, ma essere preparati all’incontro.“Ecco lo sposo! Andategli incontro!” E’ l’immagine più bella dell’esistenza umana. Quella voce nel buio della mezzanotte, ha la forza di risvegliare la vita. Quella voce, anche se tarda, di certo verrà; ridesta la vita da tutti gli sconforti, consola dicendo che Dio non è stanco di noi, che disegna un mondo colmo di incontri e di luce. A noi basterà avere un cuore che ascolta, e ravvivarlo, come fosse una lampada,e uscire incontro a chi ci porta un abbraccio. Nel fondo della notte, uscire per lo splendore di un abbraccio