Febbraio 2021

 7 febbraio 43^ Giornata Nazionale per la Vita

Libertà, vita e responsabilità. Si snoda su questi temi il Messaggio della Conferenza episcopale italiana in occasione della 43.ma Giornata Nazionale per la Vita, che cade il 7 febbraio 2021. I vescovi si interrogano sul senso della libertà a partire dal tempo di pandemia che stiamo vivendo e che ci ha costretti a limitazioni e lontananze. Un tempo nel quale c’è stata sofferenza soprattutto in termini di rapporti sociali pur respirando “reciprocità”, “a riprova – evidenziano – che la tutela della salute richiede l’impegno e la partecipazione di ciascuno”. Quanta cultura della prossimità, quanta vita donata per far fronte comune all’emergenza!La domanda che sorge è quale società si vuole costruire con la libertà donata da Dio e la risposta è nelle parole di Gesù: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

Strumento di bene – Nel Messaggio si esorta a guardare alla Giornata per la Vita 2021 come una preziosa occasione per “sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà” nel suo servizio alla vita, riconoscendo che essa è uno “strumento” per il bene proprio e degli altri. Pertanto è l’uso che se ne fa “la vera questione umana”, facendo attenzione perché la libertà si può perdere soprattutto se ognuno si chiude in se stesso. 

La libertà che si genera può portare alla violenza nei confronti degli altri, a “strumentalizzare e a rompere le relazioni” a distruggere la “casa comune”. E’ una libertà che “rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone”. “Papa Francesco – si legge nel Messaggio – ci ricorda che l’amore è la vera libertà perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione”.

Responsabilità è speranza – E’ la libertà a dare senso all’umanità perché è il dono che Dio offre, una libertà che si lega in modo inscindibile alla vita che rappresenta “la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare la situazione in cui si nasce e cresce”. Il pensiero dei vescovi si sofferma sulla responsabilità, “la misura, anzi il laboratorio che fonde insieme le virtù della giustizia e della prudenza, della fortezza e della temperanza”.

La responsabilità è disponibilità all’altro e alla speranza, è apertura all’Altro e alla felicità. Responsabilità significa andare oltre la propria libertà per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone.

Accogliere la vita – Cambiare la storia vuol dire pronunciare un forte “sì” alla vita che merita di nascere e di esistere perché “potenziale unico e irripetibile, non cedibile”. Solo considerando la “persona” come “fine ultimo” sarà possibile rigenerare l’orizzonte sociale ed economico, politico e culturale, antropologico, educativo e mediale. E’ la verità che ci rende liberi e che invita i cristiani a camminare su questa strada.

Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità!

7 febbraio – 29^ Giornata Nazionale del Malato 

 “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (MT 23,8) Ricorre l’11 febbraio prossimo, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, la 29.ma Giornata Mondiale del Malato. Il pensiero di Francesco va particolarmente a quanti in tutto il mondo patiscono gli effetti del Covid-19, specialmente i più poveri. Una pandemia che “ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza alle persone malate”. “Agli anziani, ai più deboli e vulnerabili – rimarca – non sempre è garantito l’accesso alle cure, e non sempre lo è in maniera equa”. E, sottolinea, “questo dipende dalle scelte politiche”, dall’impegno di chi ha ruoli di responsabilità. “Investire risorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate è una priorità legata al principio che la salute è un bene comune primario”, ricorda evidenziando anche la generosità di tanti nel portare cure e conforto in questo tempo, che il Papa definisce “una schiera silenziosa di uomini e donne” che hanno sentito gli altri come prossimi in virtù della “comune appartenenza alla famiglia umana”. Centrale la relazione interpersonale medico-paziente. Decisivo, dunque, per una buona terapia “l’aspetto relazionale”. Il Papa auspica “un patto tra i bisognosi di cura e coloro che li curano”, fondato sulla fiducia, mettendo al centro la dignità del malato, tutelando la professionalità degli operatori sanitari e anche intrattenendo un buon rapporto con la famiglia del paziente.

Nessuno è immune dal male dell’ipocrisia – La critica che Gesù compie verso coloro che “dicono ma non fanno” – secondo le parole del brano evangelico che ispira il tema di questa Giornata – è salutare “per tutti”, spiega poi il Papa, “perché nessuno è immune dal male dell’ipocrisia”. Papa Francesco punta, dunque, sulla relazione diretta, stando attenti a non ridurre “la fede a sterili esercizi verbali” senza coinvolgersi nelle necessità dell’altro e venendo, così, meno “la coerenza fra il credo professato e il vissuto reale”.

Giobbe e la domanda di senso che la malattia impone – Il Papa evidenzia come la vicinanza sia “un balsamo prezioso” che dà consolazione a chi soffre nella malattia, nella quale tra l’altro si sperimenta “in maniera evidente la nostra dipendenza da Dio” perché si vive una condizione di impotenza in quanto la salute non dipende dalle nostre capacità. Figura emblematica è Giobbe che precipita in uno stato di abbandono, ma proprio attraverso questa fragilità, Giobbe fa giungere il suo grido insistente a Dio. 

Prossimità anche a livello comunitario – Una vicinanza ai fratelli sofferenti da vivere anche a livello comunitario, esorta il Papa, perché “l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili”. 

La testimonianza di chi si è santificato nel servire gli infermi – Dal mistero della morte e risurrezione di Cristo scaturisce quell’amore “che è in grado di dare senso pieno sia alla condizione del paziente sia a quella di chi se ne prende cura” come mostra il Vangelo: le guarigioni di Gesù non sono “gesti magici” ma sempre frutto di un incontro in cui, al dono di Dio, corrisponde la fede di chi lo accoglie.

È, in conclusione, a Maria Madre di misericordia e Salute degli infermi che si volge lo sguardo del Papa, affinché dalla grotta di Lourdes, sostenga la fede e “ci aiuti – afferma – a prenderci cura gli uni degli altri con amore fraterno”.