PRENDERE LA CROCE DI CRISTO E’ ABBRACCIARE IL GIOGO DELL’AMORE – Mt 16,21-27

Parrocchia di Fontane
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PRENDERE LA CROCE DI CRISTO E’ ABBRACCIARE IL GIOGO DELL’AMORE – Mt 16,21-27
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Il cammino di Cristo è il cammino della Chiesa

Questa pagina del Vangelo ci scandalizza, e di fatto costituisce un ostacolo alla nostra fede.

   Il piccolo gruppo che ha scelto di stare con Gesù ha bisogno di essere formato. Certamente l’hanno appena riconosciuto come il Messia e sanno che la sequela comporta il distacco dalle tradizioni dei padri. Ma cosa vuol dire accogliere Gesù? All’inizio sono di scena Gesù e Pietro, mentre i discepoli sono in ascolto. Cosa significa per Gesù essere il Messia inviato da Dio? E cosa significa essere “la sua Chiesa”? I discepoli hanno bisogno che Gesù si riveli più apertamente in modo da sentirsi davvero “la sua Chiesa”. All’inizio non solo c’è incredulità nelle folle, ma anche negli stessi discepoli: si può infatti accettare che Gesù sia Messia, ma rifiutare che Egli debba soffrire. Anche noi, con l’aiuto del Padre, abbiamo bisogno di penetrare sempre più nel mistero di Cristo, accettando che sia Lui a rivelarsi, non costruendoci un nostro Gesù: dobbiamo essere “Chiesa” come vuole Lui. Immedesimiamoci ora nei discepoli che stanno seguendo Gesù. 

  Primo annuncio della passione-resurrezione. (16,21-23) Terminato il vagabondaggio libero e felice sulle strade della Palestina, lungo le sponde del lago, ecco che all’orizzonte si staglia Gerusalemme. Per la prima volta si profila la follia della croce, follia d’amore, amore fino a morirne. Dio sceglie di non assomigliare ai potenti, ma ai torturati e uccisi del mondo. Potere vero per Lui è amare, è servire, è la supremazia della tenerezza e i poteri del mondo saranno impotenti contro di essa: il terzo giorno risorgerò.

  Gesù già sapeva di essere in pericolo, quando ha cominciato a toccare le tradizioni del suo popolo e la legge del sabato, accusando i detentori del potere di essere guide cieche. Il rifiuto sarebbe stato fatale e la morte inevitabile. L’adattarsi alla concezione messianica corrente, avrebbe comportato la rinuncia a compiere fino in fondo la volontà del Padre. Gesù si prepara e tutto predispone, sapendo che questa fine “è necessaria”. Gesù prevede che la sua passione e morte avverrà in una delle feste di pellegrinaggio che portavano a Gerusalemme. Guai però a pensare che questo “doveva” annunciato da Gesù come volontà del Padre, esprima il desiderio del Padre che Gesù soffrisse e morisse per espiare i nostri peccati. Il destino di morte e sofferenza che Gesù annuncia non è frutto di un capriccio divino, ma di una volontà che se è misteriosa , è anche paterna, e che Gesù accoglie inaugurando un modo diverso di essere Messia. E’ una bestemmia immaginare Dio come un Padre perverso, cattivo!

  La necessità della morte di Gesù è perché, nel nostro mondo, colui che appare giusto viene odiato dagli altri, chi “ama fino alla fine” viene detestato; chi fa soltanto il bene, dicendo sempre la verità, dà fastidio e dunque “merita” di essere eliminato. Così Gesù decide di continuare senza tentennamenti la sua missione, andando a Gerusalemme, nella certezza che la sua fedeltà lo porterà alla morte.

  Gesù-Pietro. Pietro è un vero ostacolo nel cammino di Gesù alla fedeltà del Padre. Appare come emissario di Satana, tentatore. E’ difficile credere ad un Messia sofferente: Pietro reagisce con un rifiuto, che rivela la sua poca fede. Gesù,però, nel suo amore, vuole strappare Pietro dal potere di Satana, si prende cura di lui, facendogli riprendere il suo posto di discepolo “dietro di Lui”. Solo rimanendo dietro a Gesù può entrare nei pensieri di Dio e capire le parole di Gesù. Pietro si era messo davanti, diventando ostacolo e causa d’inciampo. Questo vale per tutti coloro che vogliono andare dietro a Gesù.  In questo momento però Gesù è solo nel compimento della sua missione.

  La sequela. I discepoli, già chiamati, sono messi di fronte ad una scelta definitiva, dopo aver preso coscienza delle condizioni che la chiamata impone. Ma perché seguirlo? Perché andare dietro a Lui e alle sue idee? Semplice: per essere felice. Le condizioni sono da vertigine:

– La prima: rinneghi se stesso. Parole pericolose se capite male. Non vuol dire mortificarsi, buttar via i talenti. Gesù non vuole dei frustati al suo seguito, ma gente dalla vita realizzata. Rinnega te stesso vuol dire: non sei tu il centro dell’universo, il mondo non ruota attorno a te, impara a sconfinare oltre, Non mortificazione, ma liberazione.

– Seconda condizione: prenda la sua croce e mi segua. Non è l’esortazione alla rassegnazione: soffri con pazienza, accetta, sopporta le inevitabili croci della vita. Gesù non dice: “sopporta”, dice “prendi”. Non è Dio che manda la croce. E’ il discepolo che la prende , attivamente. La croce nel Vangelo indica la follia dell’amore di Dio. Sostituiamo croce con amore: ed ecco: Se qualcuno vuol venire con me, prenda su di sé il giogo dell’amore, tutto l’amore di cui è capace e mi segua. La parola centrale del brano: Chi perderà la propria vita così, la troverà. L’accento non è sul perdere, ma sul trovare.

   Seguimi, cioè vivi una esistenza che assomigli alla mia, troverai la vita, realizzerai pienamente la tua esistenza. L’esito finale è trovare la vita. Quella cosa che tutti gli uomini cercano, in tutti gli angoli della terra, in tutti i giorni che è dato loro di gustare: la fioritura della vita: realizzare pienamente se stessi. Perdere per trovare. E’ la fisica dell’amore: se dai ti arricchisci, se trattieni ti impoverisci. Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo donato. La sequela è vita donata e vissuta nella sofferenza, ma anche di sicura speranza. Si è se stessi quando si è aperti a Dio e ai fratelli con assoluta gratuità, senza giustificazioni di sorta. Bisogna guardare sempre avanti ed essere colmi di speranza, mentre ci si dona.