LA VERTIGINE DI BETLEMME, L’ONNIPOTENTE IN UN NEONATO – Lc 2,1-21

Parrocchia di Fontane
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LA VERTIGINE DI BETLEMME, L’ONNIPOTENTE IN UN NEONATO – Lc 2,1-21
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Vangelo

Commento

Quella notte, il senso della storia ha imboccato una nuova direzione: Dio verso l’uomo. Il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio ad un campo di pastori. La storia ricomincia dagli ultimi.

Mentre a Roma si decidono le sorti del mondo e le legioni mantengono la pace con la spada e la sottomissione dei vinti, nasce un bambino che muta la direzione della storia: la pace è un dono per tutti gli uomini che Dio ama. La nuova capitale del mondo è Betlemme. Dio ritorna alle sorgenti per riprendere definitivamente la storia della salvezza, perché così ha promesso.

Si parte da un orizzonte ampio: si parla di tutta la terra e del suo dominatore, Cesare Augusto. Il signore della terra e quello del cielo si oppongono: il mondo con le sue oppressioni e il mondo di Dio con la sua pace. Cesare Augusto fa sentire il suo potere mediante un decreto: recensire tutta la terra; strumento indispensabile per taglieggiare con esosi tributi i sudditi, anche quelli della Palestina. All’editto imperiale segue la sfilata ubbidiente dei sudditi, tra cui Giuseppe: uno che sa ubbidire e dare a Cesare quel che è di Cesare. Egli vive a Nazaret, ma la sua città era Betlemme, la città di Davide, essendo egli della casa e della famiglia di Davide. Emerge così che è nella linea di Giuseppe, nella linea maschile che nasce il Messia, quale figlio di Davide.

Per loro non c’era posto nell’alloggio” Contempliamo il nostro Dio che giace nella mangiatoia. Natale è una festa drammatica. Dio entra nel mondo dal punto più basso, in fila con tutti gli ultimi, perché nessuna creatura sia più in basso, nessuno non raggiunto dal suo abbraccio che salva. A Natale il Figlio di Dio si presenta a noi in un neonato che non sa parlare, l’onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Si è fatto uomo per imparare a piangere. Dio comincia sempre così: nel silenzio e con piccole cose.

Lo pose nella mangiatoia”. Maria legge quella greppia degli animali come una culla. Dio Padre fa il più grande atto di fede nell’umanità e affida il Figlio nelle mani di Maria, ha fede in lei. E Maria si prende cura del neonato, lo nutre di latte, di carezze, di sogni. Lo fa vivere con il suo abbraccio. Anche a noi, Dio Padre affida il compito di continuare l’incarnazione di Gesù nella storia: Dio vivrà sulla nostra terra solo se noi ci prenderemo cura di Lui, come una madre, ogni giorno. Vista la nostra  debole risposta preghiamo Gesù bambino, Dio incapace di fare del male, che vive soltanto se è amato, di insegnarci che non c’è altro senso per noi  nel vivere che diventare come Maria, prendendoci cura dei tanti “bambini Gesù”, che vivono accanto a noi. Il Padre, con un atto di fiducia, li affida a noi. 

C’erano in quella regione alcuni pastori”. A mille anni di distanza, su quelle montagne dove il giovane Davide pascolava il gregge, ci sono ancora pastori, considerati incapaci di vivere nei dettagli la legge del Signore, e perciò disprezzati. Vengono avvolti dallo splendore della gloria del Signore e accolgono la rivelazione di Dio. Senza rivelazione è impossibile la fede. Dio parte da loro, gli ultimi, gli anonimi e dimenticati.

Non temete”: Dio non deve fare paura mai! Se fa paura non è Dio, colui che bussa alla nostra vita.

Vi annuncio una grande gioia”. Una felicità possibile a tutti: quindi un oggi di gioia per noi. La sorgente è “oggi è nato un Salvatore”. E’ Dio venuto a portare, anche a chi è pieno di difetti, il cromosoma divino nel respiro di ogni uomo: la vita stessa di Dio in noi. Tutti amati, buoni e meno buoni, amati per sempre. E’ un oggi, vero spartiacque della storia. Dio si è fatto uomo, perché l’uomo si faccia Dio. La nascita di Gesù vuole la mia nascita. 

Il Natale riconsacra il nostro corpo e Dio, in Gesù, l’ha preso, amato, fatto suo. Così la nostra storia in qualche sua pagina è sacra. Gesù, il vasaio, si fa argilla di un vaso fragile e bellissimo. Non si può dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura ormai si sono abbracciati. Ed è per sempre!

I pastori riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro”. Agli abitanti di Betlemme raccontano quanto era avvenuto. Non ce la fanno a trattenere per sé la gioia e lo stupore, come non si può trattenere il respiro, ma ritornano cantando, e contagiano di sorrisi chi li incontra, dicendo a tutti: è nato l’Amore.

Natale non è facile da capire, è una lenta conquista. Ci disorienta: per la nascita, quella nascita, che divenne nella notte un passare di voci che raccontavano una storia incredibile. E’ venuto il Messia, è avvolto in poche fasce, nella ruvida mangiatoia. Chi va a cercarlo nei palazzi non lo trova.

La meraviglia del Natale sta nella totale semplicità del racconto della nascita di Gesù. Senza la rivelazione degli angeli non capiremmo che quel bambino deposto in una mangiatoia è il Signore. E senza il bambino deposto nella mangiatoia non capiremmo che la gloria del vero Dio è diversa dalla gloria dell’uomo. Riscopriamo lo stupore della fede. Lasciamoci incantare da quella mangiatoia che ci rivela il mistero di un Dio che sa di stelle e di latte, di infinito e di casa.