GESÙ, NEL TESORO NASCOSTO,CI DA’ LA CERTEZZA DELLA FELICITÀ – Mt 13,44-51

Gesù, con le immagini delle parabole ci vuole aiutare a comprendere in qual modo Dio può regnare in coloro che accolgono e aderiscono alla buona notizia del Vangelo che Lui ha portato.

Ci vengono presentate 4 brevi parabole conclusive: tesoro nascosto, perla preziosa, pesca, scriba che tira fuori dal tesoro, cose nuove e cose vecchie. Ci aiutano a rispondere ad un interrogativo: se Dio è misericordia infinita, cosa ci resta da fare? Viviamo senza far nulla? Già tanto ci pensa Gesù! Le prime due parabole riguardano la decisione, le ultime due la responsabilità di portare avanti questa decisione durante la vita con coerenza.

Il Regno di Dio è un bene così grande che chi si imbatte nell’annuncio del Regno che si è fatto vicino, chi ne capisce l’inestimabile valore, sente di dover fare qualsiasi sacrificio pur di possederlo. Un contadino e un mercante trovano tesori. Tesoro, parola rara, parola da innamorati, da avventure grandi, da favole. Oggi, parola di vangelo e nome di Dio.

Accade, senza aver programmato ad un bracciante agricolo, uno che lavora a giornata in un campo non suo. Mentre arava o zappava si imbatte per caso in un tesoro mai sognato. Folgorato dalla scoperta: lo stupore, la meraviglia e poi la gioia furono immensi: aveva deciso: quel tesoro sarebbe stato suo.

Accade anche ad un mercante, che possiede un emporio, con punti di vendita sparsi qua e là: uno che traffica preziosi, un intenditore appassionato e determinato, uno che è sempre in cerca di novità, uno che gira il mondo dietro un sogno.

Le due modalità non sono in contraddizione: l’incontro con Dio è possibile a tutti trovarlo o essere trovati da Lui, sorpresi da una luce, come sulla via di Damasco, oppure da un Dio innamorato di normalità. Entrambe le parabole hanno come veri protagonisti gli oggetti, il tesoro e la perla, che si impadroniscono dei due uomini, li afferrano e causano le loro azioni. Il tesoro è ciò in cui uno fa consistere la felicità. Questo tesoro c’è in tutto il mondo (dove Dio semina), e c’è in ogni uomo che è il campo di dio, c’è nel cuore di ogni uomo.

Tesoro e perla: nomi bellissimi che Gesù sceglie per dire la rivoluzione felice portata nella nuova vita del vangelo. La fede è una forza vitale che ti cambia la vita e la fa danzare. La gioia è il primo tesoro che il tesoro ti regala. Entrarvi è come entrare in un fiume di gioia. È il movente che fa camminare, correre, volare: mette fretta, per cui vendere tutti gli averi non porta con sé nessun sentore di rinuncia. Si vende tutto, per guadagnare tutto. Si lascia molto, ma per avere di più. Non si perde niente, lo si investe. L’accento della parabola non è sul fatto che trova il tesoro, è sul fatto che il campo non è ancora suo finché non investe tutto in quel campo. Investire tutto nell’amore e nella misericordia che diventano i principi della nostra vita.

Dio vuole che il dono diventi nostra conquista. Noi talvolta agiamo come se la rinuncia fosse la condizione per una gioia successiva che Dio darà in base ai nostri sforzi. L’ordine è inverso. La gioia di un innamoramento di un “che bello” deve precedere le rinunce; altrimenti queste generano tristezza, disamore. È l’invito affettuoso del Padre ai suoi figli, il volto di un Dio attraente, il cui obiettivo non è essere finalmente obbedito o pregato da questi figli sempre ribelli che noi siamo, ma che adopera tutta la sua pedagogia per crescere dei figli felici.

Un tesoro ci attende. E lo Spirito Santo è questo soffio divino che fa nascere i cercatori d’oro. Il tesoro non si compra, è un dono. L’uomo compra il campo. Il tesoro, la perla, i pesci sono nascosti. Sopra c’è la superficie, l’apparenza, uno strato che impedisce di vedere fino in fondo. Vi è una realtà più profonda, sommersa, un mondo che nemmeno si può immaginare che esista, finché non lo si scopre. Bisogna cercare sapientemente. E poi rinunciare a tutto il resto e vendere quanto si possiede.

La parabola della rete mette l’accento sulla separazione nel momento del compimento finale: in quel giorno il male sarà totalmente eliminato, il popolo di Dio apparirà puro e senza macchia. Questa immagine ci spaventa e non vorremmo trovarla nelle parole di Gesù: facciamo fatica a pensarla come Vangelo, come buona notizia. Fondamentale è fin d’ora appartenere e vivere da figli del Regno.

Accogliere la novità che è Gesù e che dà senso nuovo a tutta la vita: siamo in cammino verso l’incontro con Lui, il nostro vero Tesoro . Dobbiamo esercitarci a spogliarci di ciò che abbiamo fino alla morte, quando ci sarà chiesto di dire ‘amen’ allo spogliarci della nostra stessa vita.

Chiediamoci: Dio è per me un tesoro o soltanto una fatica? E’ perla della mia vita o solo un dovere? Mi sento contadino fortunato, mercante ricco perché conosco il piacere di credere, il piacere di amare Dio: una festa del cuore, della mente, dell’anima. Dico grazie a Chi mi ha fatto inciampare in un tesoro, in molte perle, lungo molte strade, in molto giorni della mia vita. Tesoro e perla è Cristo per me? Lui che è presente in me e mi fa vivere da figlio di Dio.Vivo con coerenza il tesoro che ho scoperto? Aver seguito Cristo è stato l’affare migliore della mia vita? Mi sento contadino fortunato, mercante ricco? Tutto questo non è un vanto, ma una responsabilità. Discepolo è colui che ha capito queste cose.