DA CAIFA: “IL FIGLIO DELL’UOMO ACCANTO A DIO”

Lunedì 30 marzo

Mt 26,57-27,2.

A una decisione di morte da parte del Sinedrio si affianca il rinnegamento di Pietro. Gesù è davvero “solo”, in balia dei suoi persecutori, il gregge ora è disperso.

Introduzione (57-78. Gli scribi e i capi del popolo ora si ritrovano insieme al sommo sacerdote Caifa. Si realizza quanto Gesù più volte aveva previsto e annunciato: “Il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai gran sacerdoti, ai capi del popolo e agli scribi” (Mt 18,20).La Passione è anche compimento della Parola di Gesù. L’interesse dell’evangelista è però su Pietro che lo segue da lontano”. Il cuore di Pietro è rivolto a Gesù. Va con coraggio tra i servi, dentro il cortile per vedere “come andava a finire”. Sembra che non sia Gesù ad aver ragione, ma Pietro: “Dovessi anche morire con te…”. C’è una tensione su questo confronto tra Gesù e il discepolo.

La condanna a morte (59-68).

– L’accusa (55-61). Rileggendo i fatti, Matteo mette in evidenza subito l’innocenza di Gesù (cercavano una falsa testimonianza). Dio considera peccato, e ingiusta, la condanna che il Sinedrio ha pronunciato contro Gesù: falsi testimoni, inganno nell’arresto e in tutto il dibattito giudiziale. Tutto si concentra sul tempio. E’ vero che Gesù ha agito e parlato contro il tempio. Annunciandone la distruzione, si era poi dichiarato più grande del tempio. Aveva criticato l’uso che ne facevano i capi. Aveva criticato l’interpretazione della legge del sabato. Per loro, Gesù stava distruggendo il tempio, simbolo di tutta la nazione. “Io posso”: Gesù è colui che può. Se ora non fa valere la sua potenza, è solo perché non vuole: egli ha scelto di vivere il suo destino come ha insegnato: “non opporsi al malvagio”,vincere la violenza con a non violenza: questa è l’unica via di salvezza.

In tre giorni lo riedificherò”. E’ la speranza: la pietra scartata (Gesù) diventerà il nuovo tempio, dove si radunerà il nuovo popolo di Dio.

Gesù e il Sommo Sacerdote (62-64). Gesù taceva: è il Servo: come quello condotto al macello, come pecora di fronte ai tosatori, e non aprì bocca (Is 53,7). Di fronte alla solenne richiesta di sapere se è il Figlio di Dio, Gesù non può tacere, deve dire la verità su di sé e lo fa al di là di ogni possibile aspettativa. Fin’ora il Figlio dell’uomo è a apparso nell’umiltà, disprezzato e in balia degli uomini, giudicato e condannato a morte. Dopo questa umiliazione, apparirà nella gloria, seduto accanto a Dio onnipotente, giudice universale della storia (Dn 7,27). Gesù si attribuisce la più grande autorità presso Dio, un’autorità che eserciterà accanto a Dio stesso. Questo si realizzerà dopo la sua morte, dando inizio al nuovo popolo di Dio, la Chiesa.

Condanna e insulti (65-68). Un Messia così non era atteso: sconvolge la nazione, è meglio eliminarlo. Triste è l’immagine del sommo sacerdote che si straccia le vesti. Negli insulti sentiamo riecheggiare sempre i carmi del profeta Isaia (50 e 53). Sono le Scritture che illuminano il comportamento di Gesù e annunziano che il Lui, la Parola di Dio si fa salvezza. Lui vive di questa Parola, è con il Padre il vero protagonista della salvezza umana.

“Non lo conosco” (69-75). Mentre Gesù dà la sua testimonianza davanti al Sinedrio, Pietro lo rinnega davanti a tutti, giurando non soltanto di non essere stato con Gesù, ma perfino di non conoscerlo. Nel Getsemani non aveva pregato, non può resistere alla tentazione. Aveva dunque ragione Gesù, che l’aveva preavvisato del suo rinnegamento: “Prima che il gallo canti …”. Il ricordo di quella notte per la chiesa apostolica è stato motivo di riflessione per tutti: un invito alla conversione per chi si sente lontano da Gesù (lo seguiva da lontano”). Rimane però una via per ritornare a Gesù: piangere il proprio peccato, e Pietro lo fa.

Conclusione 727,1-2). Gesù era già stato giudicato degno di morte, ora la decisione di farlo morire. Gesù l’aveva annunciato che i suoi avversari l’avrebbero consegnato ai pagani. La consegna a Pilato ne è il compimento. Nulla è capitato a caso a Gesù.

Ora domandiamoci: stiamo seguendo anche noi Gesù da lontano? L’importanza della preghiera nell’oggi difficile della vita. Il pianto di Pietro che l’ha accompagnato per tutta la vita e lo ha reso capace, come capo della chiesa, di accogliere e accompagnare i credenti venuti meno nel momento della persecuzione, ad un cammino di conversione.