Vangelo
7e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». 9In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Commento
Il messaggero Giovanni precede Gesù, il Signore. Lui è voce. Bisogna convertirsi, cambiare mentalità, farsi battezzare per aprirsi al perdono di Dio. Giovanni prepara il popolo ai tempi dello Spirito, che iniziano con Gesù di Nazaret, l’uomo depositario dello Spirito.
Questo brano che ricorda il battesimo di Gesù, si apre con due affermazioni di Giovanni Battista: “dopo di me, viene Colui che è più forte di me: io vi battezzo nell’acqua, ma Egli vi battezzerà in Spirito Santo”. La predicazione del Battista è tutta racchiusa nella funzione di attirare l’attenzione su Gesù.
Un racconto d’acque, come tante scene di salvezza, nella bibbia, come la stessa origine del mondo: in principio lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, una grande colomba in cova su di un mare gonfio di vita inespressa. Come il creato, anche l’esistenza ha inizio nell’acqua del grembo materno.
Gesù si fece battezzare: Gesù, l’uomo di Nazaret, compare in scena la prima volta, uomo dalle umili origini, pienamente solidale con quella schiera di peccatori che vuole romperla con il passato, per convertirsi e aprirsi a Dio. Gesù si abbassa, si umilia e chiede il battesimo. La vita di Gesù è concepita come una via di solidarietà nei confronti degli uomini peccatori. Non si estranea dalla storia del suo popolo, ma solidarizza con esso e la assume. La logica della solidarietà e condivisione guiderà tutta la sua esistenza fino alla sua morte “in riscatto per molti”.
Ma alla umiliazione fa seguito l’esaltazione: Lui è l’amato Figlio di Dio. “Mentre saliva… lo Spirito che discendeva”. Il cielo si lacerò, si squarciò, si spezzò. Il sogno dei profeti si realizza. Da questo cielo aperto viene come colomba, la vita stessa di Dio, il suo respiro, con la forza trasformatrice della vita, che d’ora in avanti dovrà essere vissuta facendo del bene a tutti, accendendo, aprendo spazi di cielo sereno. Il cielo e la terra si ricongiungono attraverso i cieli squarciati. Il battesimo di Giovanni non dava però lo Spirito. Ma ora è presente Colui che possiede lo Spirito, Gesù di Nazaret. Mentre Gesù sale dall’acqua, lo Spirito scende dai cieli squarciati. In Gesù di Nazaret ha inizio il definitivo irrompere di Dio nella storia: Gesù è il consacrato a Dio e di Dio, ed è pure l’inviato.
Tu sei il Figlio mio: non un adottato: è Figlio nel senso più vero della parola, Al Giordano è consacrato Re, Messia. “Colui che amo”: (Gn 22,2: Dio ad Abramo dice: “Prendi il figlio tuo, l’unico che ami e va”). Nel contesto di Isacco non possiamo non guardare verso la passione di Gesù. Gesù, l’inviato del Padre, è colui che ha di fronte a sé un destino di morte. (Is 42,1: ”Tu sei il mio servo che io sostengo, il mio eletto, colui in cui mi compiaccio”. “Io ti ho scelto per mandarti”). È il Re-Messia-Servo. La gente si era presentata per ricevere il perdono dei peccati; sarà Gesù-Servo che l’otterrà, mediante il suo sacrificio.
Anche per noi, l’immersione nell’acqua del battesimo ha dato inizio ad una vita nuova. Anche nel nostro Battesimo Dio ha sussurrato: “tu sei mio figlio, quello che io amo”. Pure noi abbiamo ricevuto come nome “Figlio”. È la calda voce del Padre che ci chiama suoi figli prediletti. Nelle parole: ”in te ho posto il mio compiacimento”, accogliamo la dichiarazione impegnativa di Dio su di noi: prima che tu faccia qualsiasi cosa, così come sei, tu mi piaci e mi dai gioia. Prima che io risponda, prima che io sia buono, senz’altro motivo che la sua gratuità. Dio ripete ad ognuno: tu mi fai felice. Questa è la “grazia di Dio”. Siamo figli amati, abbiamo doppie radici piantate nel profondo della terra e nel profondo del cielo. Il battesimo racconta poi ciò che manca a Dio: di essere amore riamato. Riamato da liberi, splendidi, meschini, magnifici, traditori figli che noi siamo.
Dal cielo aperto viene anche per noi come colomba, la vita di Dio. Si posa su di noi, ci avvolge, entra in noi, a poco a poco ci modella, trasforma i nostri pensieri, affetti, speranze. Secondo la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore.
Immerso in Dio nel battesimo: quanto è accaduto un giorno, continua ad accadere in ogni nostro giorno: in questo momento, in ognuno dei nostri momenti siamo immersi in Dio come dentro un nostro ambiente vitale, una sorgente che non viene meno, un grembo che nutre, riscalda protegge e fa nascere. C’è un battesimo esistenziale che riceviamo quotidianamente, nel quale continuamente nasciamo e siamo generati da Dio: “chi ama è generato da Dio e conosce Dio”: al presente, adesso. Amare fa nascere, mette in moto il motore della vita. Battezzati, immersi nell’amore, nasciamo nuovi, diversi, nasciamo con il respiro del cielo.
Il nostro brano ci racconta anche i simboli della Trinità: una voce, un figlio, una colomba. Racconta Gesù, il Figlio che si fa fratello, che si immerge nel fiume dell’umanità, che sempre scorre sul confine rischioso tra deserto e terra promessa. Gesù lo fa, perché ogni fratello possa diventare figlio. Immersi in Dio con il battesimo, viviamo due vite, quella nostra e quella di Dio. Ormai, indissolubile da noi è Dio, e noi, non più separati da Lui.