1° gennaio 2021
(Dal messaggio di Papa Francesco)
A tutti rivolgo i miei migliori auguri, affinché quest’anno possa far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace, fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati. Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, che ha provocato pesanti sofferenze e disagi: coloro che hanno perso un familiare o una persona cara, quanti sono rimasti senza lavoro ..
La barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno. Questi e altri eventi ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza.
Ho scelto come tema del messaggio: la cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente.
Nel racconto biblico della creazione, Dio affida il giardino “piantato in Eden” alle mani di Adamo, facendolo signore e custode dell’intera creazione. Questo domanda che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura sia inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri.
L’amore di Dio che si prende cura delle sue creature, ce lo ha rivelato Gesù nella sinagoga di Nazaret: “mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi”. Gesù ci ha aperto la via dell’amore e dice a ciascuno: “Seguimi. Anche tu fa così”. Ogni comunità deve sforzarsi di essere una casa accogliente, aperta ad ogni situazione umana, disposta a farsi carico dei più fragili.
Ogni persona umana non è mai semplicemente uno strumento da apprezzare solo per la sua utilità, è creato per vivere insieme nella famiglia, nella comunità, nella società, dove tutti membri sono uguali in dignità.
Nella pandemia ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme… Tutta la realtà creata pone in risalto l’esigenza di ascoltare nello stesso tempo il grido dei bisognosi e quello del creato. Da questo ascolto può nascere un’efficace cura della terra, nostra casa comune e dei poveri. Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse.
In un tempo dominato dalla cultura dello scarto e dell’acuirsi delle disuguaglianze. È necessario diventare profeti e testimoni della disuguaglianza, è necessario diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali.
L’educazione alla cura nasce in famiglia, dove s’impara a vivere in relazione e nel rispetto reciproco. In collaborazione con la famiglia, la scuola, l’università, i soggetti della comunicazione sociale, sono chiamati a veicolare un sistema di valori fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona, una educazione che renda ogni persona capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di mutua comprensione. In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro, con impegno e audacia.
Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma ogni giorno concretamente impegniamoci a formare una comunità composta di fratelli che si accolgono reciprocamente. Prendendosi cura gli uni degli altri.
Teniamo lo sguardo rivolto a Maria, stella del mare e Madre di speranza.